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Comunicato stampa

Rinuncia alle spese – l'inflazione grava sulla Svizzera

19.12.2022

Una nuova bici da corsa? Quella vecchia funziona ancora. Un bel viaggio all'estero? Non necessariamente ora. In un sondaggio della Banca Cler, quasi una persona residente in Svizzera su due ammette che l'inflazione «grava molto o abbastanza» sul proprio budget domestico. E gli intervistati guardano al prossimo futuro con preoccupazione: due su tre temono «molto» o «abbastanza» che l'inflazione rimanga alta o aumenti ulteriormente. Secondo Samuel Meyer, CEO della Banca Cler, «l'inflazione non è solo una cifra teorica, bensì una realtà che viene percepita quotidianamente dalle persone, le quali hanno iniziato ad adeguarvisi rinunciando a qualche spesa». Il signor Meyer aggiunge che si tratta di una forma di cautela ben fondata, anche se sembrerebbe che nel secondo semestre 2023 il tasso d'inflazione tornerà a scendere. 

L'inflazione grava maggiormente sulle famiglie più deboli
Nell'eurozona e negli USA i tassi d'inflazione raggiungono valori record a due cifre. In confronto, il rincaro in Svizzera è quasi basso, attestandosi all'incirca al 3%. Tuttavia, una parte molto consistente della popolazione svizzero tedesca e francese risente quotidianamente dell'inflazione: più della metà degli intervistati la percepisce in modo «molto forte» (20%) o «piuttosto forte» (32%), mentre un altro terzo (34%) «almeno in parte». Il rincaro grava molto di più sulle famiglie più deboli, che già oggi sono costrette a fare maggiori rinunce. Tra le economie domestiche con il reddito più basso (fino a 4000 CHF), più della metà (52%) limita già le proprie spese. Tale percentuale si attesta al 29% tra le economie domestiche con reddito pari o superiore a 8000 CHF. Ma anche tra le classi di reddito più elevate si teme che l'inflazione rimanga elevata o addirittura aumenti. 

Si rinuncia già agli acquisti
«Rinuncia alle spese» è al momento una locuzione molto pronunciata tra le famiglie svizzere. Le persone identificano il maggior potenziale di risparmio nelle attività del tempo libero, nei grandi acquisti e nei viaggi. Più della metà degli intervistati (55%) si limita già nei divertimenti del tempo libero e il 43% ha già rinunciato a un grande acquisto desiderato o pianificato. C'è esitazione anche in termini di viaggi: il 30% ha rinunciato a viaggi di vacanza, mentre il 21% ha ridotto le proprie spese per i viaggi. E in futuro persino il 58% degli intervistati conterrà in genere le proprie spese. 

Prospettive positive: nel 2023 la situazione si calmerà
La cautela è giustificata, anche se le prospettive non sono poi così negative. Attualmente l'inflazione si è stabilizzata e i primi segnali, come il calo dei prezzi sui mercati energetici internazionali, lasciano presagire un allentamento delle pressioni sui prezzi. Martin Eichler, capo economista di BAK Economics, afferma che «a inizio 2023 è probabile che le cifre relative all'inflazione tornino a salire, tuttavia principalmente a causa del ritardo nell'adeguamento dei prezzi, come nel caso dell'elettricità. Ciò non toglie che il picco dell'ondata di rincaro sia presumibilmente già stato raggiunto. Nel corso del 2023, l'inflazione diminuirà gradualmente e, alla fine dell'anno prossimo, potrebbe scendere nuovamente sotto il 2%, livello che la BNS assimila alla stabilità dei prezzi».

Per maggiori dettagli sul sondaggio e sulla sua valutazione rimandiamo alla presentazione allegata (in tedesco).