Per molti svizzeri, la crisi del coronavirus influisce sulle finanze personali e sulla gestione del denaro. Ma cos'è cambiato di preciso? In collaborazione con un istituto di ricerca di mercato abbiamo condotto un sondaggio dai cui risultati traiamo quattro conclusioni.
Il 54% degli intervistati ha speso meno soldi.
Chi risparmia solo perché l'ha sempre fatto si perde l'opportunità di conseguire sul lungo periodo rendimenti elevati. La previdenza privata (pilastro 3a) e le Soluzioni d'investimento sono alternative nettamente più lucrative rispetto al conto di risparmio, il cui tasso d'interesse si attesta attorno allo 0%.
Nel prossimo futuro, anche diversi operatori del settore sportivo potrebbero aver bisogno di donazioni o di altri tipi di sostegno poiché, da quanto emerge dal sondaggio, sono i principali perdenti. I partecipanti hanno sentito la mancanza soprattutto di ristoranti (50%), viaggi (38%) e uscite (31%) e meno di associazioni e club sportivi (16%) e di manifestazioni sportive (9%). Gli intervistati sono quindi più inclini a rinunciare a queste ultime due categorie di servizi. Questa situazione è stata confermata dalla controdomanda «Cosa le manca di meno?»: per il 40% dei partecipanti si tratta delle manifestazioni sportive, per il 35% dei club sportivi.
Infine abbiamo chiesto se il ruolo del denaro ha subìto una qualche variazione a causa della crisi del coronavirus. Per la maggioranza risicata (54%) la risposta è no, per il 17% dei partecipanti il denaro acquisisce ora un ruolo più importante, mentre il 30% si è identificato nell'espressione «Abbiamo avuto la prova che il denaro non è tutto».
Anche i cambiamenti della valutazione della propria situazione finanziaria rispecchiano questa suddivisione: la metà degli intervistati valuta la propria situazione finanziaria in modo diverso dall'insorgere della crisi del coronavirus, ma c'è da dire che l'età gioca un ruolo fondamentale. Il 28% degli intervistati con età compresa fra i 50 e i 65 anni ammette di avvertire un senso di incertezza, mentre per le persone fra i 15 e i 29 anni tale dato si attesta al 16%.
Dall'incertezza nasce la necessità di parlare di questo argomento (soprattutto per i giovani), ma il dialogo si limita spesso alla cerchia familiare e agli amici. Salta all'occhio che molte persone riflettono sul proprio futuro finanziario ma non ne discutono con nessuno. Più si va avanti con gli anni, più questa propensione è marcata: per quanto riguarda le persone con età compresa tra i 15 e i 29 anni, a rimanere in silenzio è il 19%, per le persone con età compresa tra 30 e 49 anni il 28% e per le persone fra i 50 e i 65 anni il 34%.
«Molte persone si preoccupano del proprio futuro finanziario, ma non ne discutono con nessuno. Come mai?»
Mats Bachmann, responsabile CEO Office della Banca Cler
Solo il 3% degli intervistati parla delle proprie preoccupazioni finanziarie con un consulente bancario: una notizia poco positiva per noi in quanto banca. Ma interpretiamo questo valore come un'esortazione a rivolgerci in modo più attivo ai nostri clienti. È un bene che le persone affrontino le loro preoccupazioni finanziarie con amici o familiari, tuttavia questi colloqui non sostituiscono una pianificazione finanziaria professionale e orientata sul lungo periodo. E ciò non vale solo per le persone con un salario consistente, bensì per tutti, indipendentemente da entrate ed età.
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