Commento del CIO, 25 marzo 2020
Ieri, nel Senato statunitense, i repubblicani e i democratici hanno raggiunto un accordo su imponenti misure fiscali a sostegno dell’economia statunitense, per un ammontare di circa il 10 % dell’attuale performance economica annua degli Stati Uniti, ovvero pari a circa 2000 mia. di USD. Tale importo corrisponde a circa tre volte il prodotto interno lordo della Svizzera nel 2019.
Il pacchetto comprende garanzie di credito per 500 mia. di USD, nonché ulteriori 350 mia. di USD destinati alle piccole imprese. Vengono messi a disposizione fondi per oltre 150 mia. di USD per ospedali e altre strutture sanitarie. Le indennità di disoccupazione vengono prolungate per un periodo di quattro mesi, il livello dell’indennità viene aumentato e i criteri per la richiesta allentati. Inoltre, per le famiglie a reddito medio-basso, è previsto il versamento diretto una tantum di 1200 USD per ogni adulto e di 500 USD per ogni bambino.
Nonostante queste misure di portata storica, si prevede un aumento significativo della disoccupazione negli USA. Si stima che nelle ultime settimane abbiano perso il lavoro già diversi milioni di persone, soprattutto nei settori particolarmente colpiti. Ieri al Senato l’opposizione democratica ha strappato restrizioni al disegno di legge, al fine di garantire una maggior trasparenza nell’uso dei fondi statali. In particolare, il testo di legge deve prevedere l’impossibilità per Donald Trump e i suoi familiari di ricevere prestiti dal Tesoro. La stessa restrizione è applicabile anche alle società controllate da deputati del Congresso o da alti funzionari pubblici. Anche il vicepresidente Mike Pence è soggetto a tali restrizioni. Durante il dibattito sul pacchetto di aiuti, i democratici hanno criticato la creazione di un «fondo nero» (in inglese «slush fund»), che consentirebbe un «self-service» non trasparente da parte di persone vicine al governo. La votazione finale sul pacchetto di aiuti è prevista per oggi, mercoledì, al Senato statunitense.
In Europa il numero di infezioni confermate continua ad essere in forte crescita. In Italia il numero dei decessi registrato nelle ultime 24 ore è ancora molto alto (743). La crescita delle nuove infezioni sembra però continuare a rallentare. Sono quindi giustificate le speranze di un primo miglioramento della situazione in Italia, la prossima settimana. La situazione in Spagna rimane drammatica. Anche in Francia e in Gran Bretagna il quadro sanitario sta peggiorando.
A livello mondiale si registrano già circa 420 000 contagi (fonte: Università Johns Hopkins) e questo numero potrebbe raggiungere il primo milione entro la fine della prossima settimana. Ma il numero di persone effettivamente infettate dal virus potrebbe essere molto superiore. L’OMS prevede che tra qualche settimana l’epicentro della pandemia si sposterà negli Stati Uniti, dove non sono ancora chiare le misure con cui la Casa Bianca intende reagire alla crisi. Le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti al riguardo rimangono contraddittorie. Solo la fornitura di risorse mediche aggiuntive urgentemente necessarie funziona a pieno ritmo. Gli stati federati stanno adottando misure poco coordinate tra loro per proteggere la popolazione dalla diffusione incontrollata della malattia polmonare. L’incertezza riguardo alla gravità delle conseguenze sanitarie per gli Stati Uniti potrebbe anche causare ulteriori fluttuazioni sui mercati azionari.
Ieri, martedì, i mercati azionari hanno registrato guadagni giornalieri storicamente elevati. Anche oggi, mercoledì, i mercati azionari hanno registrato un’apertura nettamente positiva in tutto il mondo.
Quelli europei sono attualmente al rialzo dell’1,5 -3 % circa dopo il forte aumento di ieri arrivato al 10 %.
Anche l’indice svizzero SMI, che ha chiuso ieri con un rialzo di circa il 7 %, è attualmente al rialzo di circa il 2,25 %.
Dopo i guadagni giornalieri storicamente elevati di ieri (+11,37 % per l’indice Dow Jones), anche sui mercati azionari statunitensi si attende oggi un’apertura nettamente positiva, leggermente inferiore rispetto all’Europa. A seconda dell’indice (Dow Jones / Standard & Poor’s 500), le azioni statunitensi hanno attualmente perso circa il 24-27 % da inizio anno, quelle europee circa il 26 %, quelle svizzere circa il 16 % e le azioni cinesi (indice CSI 300) circa il 9 % (tutte le cifre al 25.3.2020, ore 11.15 circa, perdite valutate in CHF).
Ripetiamo ancora una volta che in questo contesto la paura è cattiva consigliera. Raccomandiamo di mantenere le posizioni azionarie. Desiderate ricevere regolarmente informazioni sull’attuale situazione di borsa? Abbonatevi ora alla nostra Investment Letter.