Il 2020 è un anno positivo per il clima poiché il calo delle emissioni di CO2, necessario annualmente per raggiungere gli obiettivi climatici, quest'anno dovrebbe essere raggiunto. Il lockdown ha impedito i viaggi aerei per affari e vacanze e l'home office ha permesso di ridurre al minimo il traffico pendolare. Secondo i climatologi dell’AIE (Agenzia internazionale dell'energia), i paesi che adottano rigorose misure contro il coronavirus consumano fino al 25% di energia in meno alla settimana. A livello globale, nel solo primo trimestre 2020 il consumo di energia è calato del 3,8% circa e la domanda di carbone è persino scesa dell’8%. Le uniche in territorio positivo sono le fonti energetiche rinnovabili. Su scala mondiale, l’AIE prevede un calo delle emissioni di CO₂ pari all’8% sull’intero 2020, principalmente per le emissioni da carbone (oltre il 40 % della riduzione stimata), seguite da quelle da petrolio.
Bisognerebbe risparmiare altrettanto ogni anno
I dati sul calo delle emissioni di CO₂ sembrano eclatanti, ma basta uno sguardo più attento per spegnere facili entusiasmi. Nel 2019 l’ONU ha calcolato che nel prossimo decennio le emissioni devono calare del 7,6% l’anno per limitare il riscaldamento climatico a 1,5 gradi; per l’obiettivo di 2 gradi servirebbe una riduzione del 2,7%.
Nel frattempo i lockdown sono stati allentati un po’ ovunque e l’economia sta ripartendo. Di conseguenza le emissioni di CO₂ rischiano di tornare a nuove vette. Crediamo che per contrastare questa tendenza bisogna puntare su metodi alternativi per la produzione di energia.
Il Covid-19 ci ha insegnato che una pandemia può gravemente penalizzare l’economia mondiale. Quanto più grave sarebbero in confronto le conseguenze di cambiamenti climatici irreversibili?
«Grazie al lockdown si centra l’obiettivo annuo di riduzione del CO₂.»
Nicolas Hefti, ananlista finanziario, e Patrick Schürmann, portfolio manager
Da Big Oil a Big Energy
Se a livello mondiale si sono già moltiplicate le iniziative per frenare i cambiamenti climatici, finora le compagnie gaspetrolifere sono rimaste passive su questo fronte. La cosa non sorprende, dato che i loro modelli di business puntano a individuare e sfruttare fonti energetiche di origine fossile. Dall’analisi condotta dal Climate Accountability Institute emerge che circa un terzo di tutti i gas serra immessi nell’atmosfera tra il 1965 e il 2017 è imputabile alle compagnie petrolifere. Per garantire il successo della transizione energetica serve quindi l’impegno del settore petrolio e gas.
In questi ultimi anni diversi grandi investitori istituzionali hanno richiesto con insistenza che esso adotti provvedimenti concreti per ridurre le emissioni di gas serra. All’inizio dell’anno cinque gruppi appartenenti alla categoria «Big Oil» hanno risposto all’appello: BP, Royal Dutch Shell, Total, Eni ed Equinor hanno annunciato il loro impegno a contenere nettamente le emissioni di CO₂ entro il 2050, riducendo progressivamente l’estrazione di combustibili fossili come petrolio e gas. Per compensare la conseguente perdita di reddito dovranno ampliare le risorse dedicate alle fonti di energia rinnovabile, come quella solare ed eolica. Big Oil si trasformerà quindi – almeno in parte – in Big Energy.
Transazioni annue dei produttori di energia nel settore delle energie rinnovabili
Performance migliori per le azioni sostenibili
L'esempio delle compagnie petrolifere dimostra che gli investitori esercitano un'influenza. Ma gli investimenti in chiave sostenibile sono anche redditizi: basta confrontare gli investimenti in azioni globali osservando i vari indici MSCI. L’indice MSCI SRI, improntato allo sviluppo sostenibile, ha avuto un andamento decisamente migliore, dal 2017 a questa parte, rispetto al tradizionale indice MSCI (cfr. fig.). L’investimento in aziende sostenibili con un buon governo societario e un grado elevato di responsabilità sociale (criteri ESG) si è quindi rivelato proficuo. Anche le esperienze maturate durante la crisi del coronavirus hanno alimentato la fiducia negli approcci d’investimento sostenibili: il fattore sostenibilità diventa quindi sempre più rilevante per gli investitori.
Indice azionario globale tradizionale e improntato alla sostenibilità a confronto.
Dati indicizzati a 100
I cambiamenti climatici richiedono misure radicali
Con la crisi del coronavirus abbiamo preso coscienza del fatto che per ridurre le emissioni di CO2 dannose per il clima sono necessarie misure davvero radicali. Ma l’economia mondiale può permettersi ogni anno una «vacanza» sotto forma di lockdown senza incorrere in gravi squilibri sociali e perdite finanziarie? Crediamo proprio di no. A nostro avviso gli investimenti legati ad uno sviluppo sostenibile sono quindi più importanti che mai. Se addirittura le compagnie gaspetrolifere – i grandi responsabili delle emissioni di gas serra – sapranno mettere in discussione i propri modelli di business, impegnandosi a favore di una maggiore sostenibilità, potremo sperare in una svolta in chiave sostenibile.
Investire in chiave sostenibile? Sì, ma come?
Aspetti generali
La Banca Cler SA, in conformità alle leggi e alle normative vigenti in materia di sorveglianza (risp. alle «Direttive per la salvaguardia dell’indipendenza dell’analisi finanziaria» pubblicate dall’Associazione svizzera dei banchieri), ha introdotto a livello interno una serie di provvedimenti organizzativi e regolatori atti a evitare o a gestire in modo adeguato eventuali conflitti di interesse nell’ambito della stesura e trasmissione di analisi finanziarie. In questo contesto, in particolare, la Banca Cler SA adotta le opportune misure volte a garantire l’indipendenza e l’obiettività dei collaboratori coinvolti nella stesura di analisi finanziarie o le cui mansioni prescritte per regolamento o i cui interessi economici possano entrare in conflitto con gli interessi dei probabili destinatari di dette analisi.
Divieto per determinate operazioni dei collaboratori
La Banca Cler SA garantisce che i propri analisti nonché i collaboratori coinvolti nella stesura di analisi finanziarie non effettueranno operazioni con strumenti finanziari menzionati nelle suddette analisi o con strumenti ad esse collegati prima che i destinatari delle analisi o delle raccomandazioni d’investimento abbiano avuto essi stessi l’opportunità di reagire.
Nota sui criteri e i metodi di valutazione – reattività dei parametri di valutazione
Le analisi condotte dall’Investment Research della Banca Cler SA nell’ambito della ricerca secondaria si basano su criteri e metodi di valutazione universalmente riconosciuti a livello qualitativo e quantitativo. Per la valutazione di azioni e aziende si impiegano metodi come, ad esempio, le analisi del Discounted Cash Flow, del rapporto prezzo-utile e del peer group. Le aspettative sul futuro andamento del valore di uno strumento finanziario sono il risultato dell’analisi di uno stato di fatto in un determinato momento del tempo e possono quindi cambiare. La stima dei parametri di base viene effettuata con la massima scrupolosità. Tuttavia, il risultato dell’analisi descrive sempre e soltanto uno dei molti possibili sviluppi futuri. Si tratta dell’andamento a cui l’Investment Research della Banca Cler SA, al momento dell’analisi, attribuisce la maggiore probabilità di concretizzarsi.
Nota sulla raccomandazione
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