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Prospettive di mercato

Molte promesse e belle parole, ma pochi soldi sul conto!

Commento del CIO, 27 marzo 2020

Dr. Sandro Merino, Chief Investment Officer

L’erogazione dei «crediti Covid-19» alle imprese svizzere (piccole e grandi) iniziata ieri nell’ambito dell’«Ordinanza di necessità concernente la concessione di crediti e fideiussioni solidali da parte della Confederazione ha riscosso grande interesse da parte degli imprenditori che si sono rivolti alle 113 filiali bancarie aderenti in tutta la Svizzera. Dati più accurati e significativi sull’importo del credito complessivo finora concesso dovrebbero essere resi noti la prossima settimana.

Devo ribadirlo anche oggi: sono molto orgoglioso che anche il nostro Gruppo partecipi a questo programma, attuato in modo rapido ed efficiente. Anche la Germania sta mettendo a punto un programma analogo tramite il proprio istituto di credito per la ricostruzione KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau). In Italia, il leader dell’opposizione Matteo Salvini ha elogiato in Parlamento il modello svizzero, costituito da un modulo di una sola pagina, indicandolo come ciò di cui l’Italia avrebbe urgentemente bisogno. È probabile che stavolta il leader dell’opposizione – noto più esprimere pungenti commenti polemici che per avanzare proposte costruttive – abbia ragione. Resta da chiedersi se questa strada sia effettivamente percorribile anche in Italia.

In Europa, 9 stati (Belgio, Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Grecia, Slovenia, Irlanda) hanno scritto una lettera al Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, chiedendo l’emissione di obbligazioni UE per il coronavirus. In altre parole, l’emissione di eurobond. Come è sempre accaduto in passato, la Germania, i Paesi Bassi e altri stati hanno cortesemente ma fermamente respinto questa proposta.

Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) deve però aprire le sue casse e concedere crediti agevolati. Relativamente al MES si parla di circa il 2 % della performance economica nazionale. Per l’Italia si tratterebbe di circa 35 mia. di euro allo 0,25 % invece dell’attuale 1,3 % per i normali titoli di Stato, con una scadenza di 10 anni. Ne deriverebbe un risparmio di interessi per l’Italia di circa 350 mio. di euro all’anno rispetto alla normale emissione di obbligazioni, grazie alla UE. Considerando l’importo miliardario a tre cifre per le lacune finanziarie che si stanno delineando in Italia, è meno di una goccia nell’oceano. Paesi come la Francia, con costi di rifinanziamento dei loro titoli di Stato nazionali ancora più bassi, otterrebbero ancora meno.

Non c’è dunque da meravigliarsi se le belle parole usate da Ursula Gertrud von der Leyen, Presidente della Commissione europea, cha ha invocato meno egoismo e una gestione della crisi coordinata e sostenuta in maniera più congiunta nella UE, siano percepite come una vera e propria beffa in paesi come l’Italia, la Spagna o la Francia. A causa di queste tensioni, molti analisti evocano il coronavirus come il killer dell’UE. Non mi spingo tanto in là, ma è chiaro che si avverte una forte concitazione dietro le quinte. Il fatto è che, nonostante le belle parole, ogni paese in Europa è stato finora lasciato a se stesso e gli appelli ben intenzionati dei massimi dirigenti dell’Unione europea sembrano più che mai impotenti, inermi e deboli. Solo la Banca centrale europea, dopo alcuni errori iniziali, sta facendo quello che può, tenendo unita l’UE. Essa nasconde le differenze dei tassi d’interesse tra i paesi con l’acquisto di obbligazioni. Il fatto che l’unione fiscale avvenga indirettamente e silentemente attraverso la moneta è una questione scottante che nessuno osa affrontare. Questo tema scuoterebbe alla base l’esistenza dell’euro e al momento è preferibile non toccare questo tasto.

L’inevitabile significativo aumento dell’indebitamento pubblico di molti paesi già fortemente indebitati, in particolare tra le maggiori economie nazionali, quali Italia, Spagna e Francia, non pone ancora l’UE sull’orlo di una rottura. Ma le tensioni sono significativamente aumentate e, dopo la crisi del coronavirus, non sarà più possibile ignorare questa questione.

Negli Stati Uniti, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell sta partecipando a talk show serali annunciando che tutto andrà bene poiché la Fed dispone di fondi illimitati.
Stanno accadendo fatti storici. La Federal Reserve statunitense riceve circa 450 mia. di USD di capitale proprio dal Dipartimento delle Entrate degli Stati Uniti per la creazione di una nuova banca commerciale. Manca ancora un dettaglio, questa banca non ha ancora alcun deposito di risparmio. Nessun problema, può semplicemente stamparli la Federal Reserve statunitense. Funzionerà come per magia? Questo gioco di prestigio ha un nome: «elicottero monetario». Con questa banca di credito virtuale, la Fed può legalmente, almeno a livello teorico, concedere fino a 4000 mia. di USD in volume di credito.

Ma come otterrà il suo credito il proprietario del ristorante a Manhattan? Tramite un modulo di una pagina come in Svizzera? No, la nuova banca commerciale della Fed consiglia alle aziende di emettere titoli di debito a breve termine. Forse il proprietario del ristorante di New York potrà trovare un banchiere d’investimento di Wall Street sottoccupato, disposto a strutturargli un’obbligazione; purtroppo però questo gli costerebbe più del fatturato del ristorante per i prossimi 100 anni. Potrebbe occuparsene per tutti la città di New York, in tal caso le commissioni di strutturazione delle obbligazioni per il «commercial paper» sarebbero più sostenibili. Un modulo di una pagina sarebbe preferibile, ma forse non è la soluzione ottimale per il banchiere d’investimento. A nostro parere, l’annuncio della Fed relativo allo stanziamento di fondi illimitati potrebbe essere una mera «fake news» per le piccole imprese. Tante promesse e belle parole, ma alla fine pochi soldi sul conto - almeno non in tempi brevi.

La vera «bad news» però riguarda le prime domande di disoccupazione negli Stati Uniti (initial jobless claims). In una sola settimana ci sono state 3,3 milioni di nuove domande, ossia cinque volte di più che nella peggiore settimana della crisi finanziaria 2008/2009. Riteniamo che questa recessione mostrerà, senza pietà e drammaticamente, l’inadeguatezza del sistema sociale statunitense. Nel frattempo la pandemia continua a diffondersi negli Stati Uniti. Il numero di infezioni confermate ha già superato quello di Italia e Cina, ma fortunatamente negli USA il numero di decessi non è così alto come in Europa. Anche in Italia e in Spagna la situazione rimane drammatica e purtroppo la fine di questa grave crisi sanitaria non è ancora prevedibile.

Andamento dei mercati azionari

Oggi, venerdì, i mercati azionari globali hanno registrato un’apertura negativa. Quelli europei sono attualmente in calo del 2-4 % circa. Anche l’indice svizzero SMI è in flessione attualmente dell’1,5 % circa e pure per i mercati azionari statunitensi oggi è prevista un’apertura moderatamente negativa. A seconda dell’indice (Dow Jones / Standard & Poor’s 500), le azioni statunitensi hanno attualmente perso circa il 19-21 % da inizio anno, quelle europee circa il 26 %, quelle svizzere circa il 15% e le azioni cinesi (indice CSI 300) circa il 9 % (tutte le cifre al 27.3.2020, ore 12.15 circa, perdite valutate in CHF).

Ripetiamo ancora una volta che in questo contesto la paura è cattiva consigliera. Raccomandiamo di mantenere le posizioni azionarie. Desiderate ricevere regolarmente informazioni sull’attuale situazione di borsa? Abbonatevi ora alla nostra Investment Letter.

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