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Investimenti e previdenza

Come si selezionano fondi d'investimento sostenibili?

Gli investitori orientati alla sostenibilità hanno moltissimi fondi d'investimento a disposizione. Se li si guarda più da vicino, però, emergono differenze anche notevoli. A seconda della definizione di sostenibilità, nei veicoli d’investimento possono essere inclusi anche titoli controversi. Diamo uno sguardo dietro le quinte e all’approccio della Banca Cler.

A cura di Daniel Breitenstein, analista finanziario

Chi vuole investire in chiave sostenibile ha l’imbarazzo della scelta: già solo il mercato europeo dei fondi d'investimento comprende oltre 40 000 prodotti, in Svizzera ne sono ammessi alla distribuzione circa 10 000. Molti di essi applicano criteri di sostenibilità più o meno rigorosi. Tuttavia, non esiste ancora una definizione universalmente valida di questo concetto. Per fare i dovuti distinguo, quindi, occorre adottare un’ottica differenziata.

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La Banca Cler influenza gli offerenti di fondi

 Il percorso che porta un fondo d'investimento a essere incluso nei nostri elenchi di raccomandazioni o nelle nostre soluzioni di gestione delegata di taglio sostenibile è lungo e irto di ostacoli. Capita che un prodotto venga scartato a causa dei criteri di esclusione «energia nucleare» e «tecnologia genetica in agricoltura», o per il quadro di scarso rigore emerso dall’analisi ESG. Spesso dialoghiamo con le società di fondi, cercando di far capire loro la nostra visione dell’ESG e di spronare i gestori ad applicare criteri aggiuntivi. Il terreno su cui è più probabile che il messaggio passi è quello dei criteri di esclusione. Così è stato, ad esempio, per DNB Asset Management, unità operativa della norvegese DNB Bank, che nell’ambito del processo di valutazione del suo fondo DNB Renewable Energy Fund si è dichiarata disposta a rispettare anche il criterio di esclusione «tecnologia genetica in agricoltura» – una decisione che ha comportato persino l’eliminazione di un titolo dal portafoglio.

L'energia nucleare è sostenibile?

Purtroppo, simili successi restano un’eccezione. Pensiamo ad esempio all’energia nucleare e alla vicenda di Iberdrola: benché la utility spagnola stia espandendo rapidamente la sua capacità di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la quota di fatturato derivante dall’energia nucleare nel mix dell’offerta resta significativa. Malgrado ciò, i gestori di fondi sono restii a escluderla e il titolo iberico compare in molti portafogli sostenibili. Sulla questione se l’energia nucleare sia eleggibile per gli investimenti in ottica ESG le opinioni divergono. Per alcuni, il problema dello stoccaggio definitivo, la «zone d’ombra» nell’estrazione dell’uranio e il rischio di catastrofe depongono a sfavore di questa forma di produzione energetica. Altri invece danno maggiore peso ai vantaggi di una produzione di elettricità a zero CO₂ e non vedono nulla di sbagliato nell’inserire il gestore di un impianto nucleare in un portafoglio sostenibile. Perfino la Commissione europea, in base all’ultima versione del Regolamento UE sulla tassonomia in cui ha classificato le attività economiche ecologicamente sostenibili, qualifica gli investimenti nelle centrali nucleari, in presenza di determinate condizioni, come «sostenibili». Restiamo dell’avviso che l’energia nucleare vada esclusa da un portafoglio orientato alla sostenibilità.

«Rimaniamo fedeli al nostro concetto di sostenibilità.»
Daniel Breitenstein, analista finanziario

Si fa presto a dire impact investing…

Talvolta si associano gli investimenti in chiave sostenibile all’impact investing, ovvero agli investimenti volti a ottenere un impatto positivo. Talvolta si associano gli investimenti in chiave sostenibile all’impact investing, ovvero agli investimenti volti a ottenere un impatto positivo. Questi, però, diversamente dagli altri, hanno come obiettivo primario l’ottenimento di un effetto concreto in termini sociali e ambientali, abbinato a un ritorno finanziario (cfr. fig. 8). E c’è un altro aspetto essenziale: l’impatto del denaro investito deve essere misurabile in modo oggettivo e per quanto possibile diretto.

Azioni e obbligazioni non sono adatte per l’impact investing

Di per sé, non è possibile attuare un impact investing credibile ricorrendo alle categorie d’investimento tradizionali, come le azioni e le obbligazioni. Esse infatti vengono per la maggior parte negoziate in borsa. In tali transazioni sul mercato secondario, il venditore – la controparte – è rappresentata da un investitore. L’importo investito, quindi, non esplica direttamente un’utilità ecologica o sociale. Manca una quantificazione oggettiva dell’eventuale impatto, così come manca la relazione diretta tra il denaro investito e l’effetto positivo. E questo non cambia nemmeno se si scelgono temi d’investimento sostenibili come la gestione delle acque, la produzione di energia rinnovabile o l’efficienza energetica. Per restare sull’esempio del fondo d'investimento DNB Renewable Energy Fund: il suo portafoglio comprende cosiddetti «problem solver», ovvero aziende che offrono soluzioni per ridurre o evitare le emissioni di gas serra. Tuttavia, alla luce delle argomentazioni sopra esposte, nemmeno in questo caso si può parlare di impact investing.

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Ottenere un impatto positivo investendo nei fondi sui green e sui social bond

I più vicini, a nostro avviso, a un vero impact investing sono gli investimenti nei fondi sui green e sui social bond, benché anche qui le accuse di greenwashing siano sempre più frequenti. Le obbligazioni verdi e sociali sono prodotti che finanziano, con il ricavato dall’emissione, progetti contraddistinti da un’elevata utilità sociale o ambientale. Va tenuto presente che il legame diretto con il progetto sussiste solo al momento dell’emissione.

Investimenti finanziari ad alto impatto: la microfinanza

Per un impact investing che sia davvero credibile bisogna avere il coraggio di passare agli investimenti alternativi. In concreto, si tratterebbe di investimenti sui private markets, che in genere sono riservati agli investitori istituzionali e risultano difficilmente accessibili per gli investitori privati. Molto noti sono gli investimenti di microfinanza, cioè prestiti collocati privatamente che vengono conferiti da istituti specializzati a beneficiari di piccoli crediti nei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo perseguito è essenzialmente sociale, ossia l’innalzamento del tenore di vita.

Fondi d'investimento legati ad uno sviluppo sostenibile: l’elenco di raccomandazioni della Banca Cler

Nel nostro elenco di raccomandazioni per i fondi d'investimento legati ad uno sviluppo sostenibile figurano diversi fondi azionari e obbligazionari di offerenti terzi che soddisfano i nostri severi requisiti in ambito di sostenibilità e che in più hanno un forte orientamento verso aspetti ambientali o sociali. Oltre a fondi tematici di ispirazione sostenibile, ci sono anche fondi sui green e sui social bond. Inoltre, gli investitori qualificati interessati all’impact investing possono optare per un fondo di microfinanza.

Fig. 8: Le diverse tipologie di investimenti sostenibili

Fonte: Banca Cler; CFA Institute; Boffo, R., and R. Patalano (2020), «ESG Investing: Practices, Progress and Challenges», OECD Paris, www.oecd.org/finance/ESG-Investing-Practices-Progress-and-Challenges.pdf


Fondi d'investimento sostenibili selezionati dalla Banca Cler

DNB Renewable Energy Fund (LU1706372593)

Il fondo d'investimento si concentra su imprese che, con i loro prodotti, servizi e tecnologie, aiutano altre realtà a ridurre le emissioni di gas serra contribuendo così a contrastare i cambiamenti climatici. Un altro punto di forza del fondo d'investimento gestito dal gruppo norvegese di servizi finanziari DNB è il suo approccio rigoroso e credibile alla sostenibilità.

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BNP Paribas Aqua Fund (LU1165135440)

Il fondo, amministrato dal gestore patrimoniale britannico Impax per conto di BNP Paribas, investe su scala globale in aziende lungo la catena di creazione del valore nel settore idrico. L’attenzione è rivolta a una gestione efficiente e oculata delle risorse idriche esistenti. La strategia risale già a oltre 10 anni fa. Nella selezione dei titoli azionari viene data da sempre grande importanza alla sostenibilità.

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UBS MSCI World Socially Responsible UCITS ETF (IE00BK72HJ67)

Il conveniente ETF di UBS replica l’indice MSCI World SRI Low Carbon 5% Issuer Capped, composto da azioni di società dei paesi industrializzati che presentano un profilo di sostenibilità superiore alla media rispetto alla concorrenza e al contempo un’impronta di carbonio molto ridotta.

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JSS Sustainable Global Thematic Fund (LU0480508919)

Il fondo d'investimento, offerto da J. Safra Sarasin, coniuga megatrend di taglio convenzionale con l’ambito della sostenibilità. Investe in imprese che beneficiano di megatrend a lungo termine – come la digitalizzazione, le mutate abitudini di consumo e il cambiamento demografico – combinando questo orientamento con una rigorosa analisi di sostenibilità.

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Erste Responsible Bond Global Impact Fund (AT0000A1EK55)

Si tratta di un fondo obbligazionario globale che investe in impact bond, per la precisione solo in green bond, Climate Awareness Bond e social bond. Oltre a offrire un’ampia gamma di benefici sociali e ambientali, le obbligazioni devono anche soddisfare tutti gli altri requisiti dell’approccio integrato alla sostenibilità. Erste Asset Management GmbH è una controllata dell’austriaca Erste Group Bank AG e dal 2001 propone strategie d’investimento improntate alla sostenibilità.

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BlueOrchard EM SDG Impact Bond Fund (LU1865238064)

Gli investimenti si concentrano esclusivamente su imprese e istituti dei paesi emergenti che, con le loro attività, contribuiscono a perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS, in inglese SDG, ovvero «Sustainable Development Goals»). Il portafoglio comprende, oltre a obbligazioni emesse da banche di sviluppo e società con forte riferimento agli OSS, anche obbligazioni sociali e verdi, nonché microfinance bond e obbligazioni emesse da istituti finanziari con una grande attenzione ai microcrediti.

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BlueOrchard Microfinance Fund (LU0973079543)

Si tratta di un classico fondo di microfinanza: eroga crediti a istituzioni dei paesi emergenti che concedono microcrediti a privati e piccole imprese. I crediti sono per lo più a scadenza fissa e non sono negoziati in borsa. Di conseguenza, la liquidità del fondo d'investimento è limitata. Al suo esordio, poco più di 20 anni fa, lo specialista svizzero di impact investing BlueOrchard era uno dei primi offerenti commerciali di investimenti di microfinanza. Oggi appartiene al gestore patrimoniale britannico Schroders.

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